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La attività Produttive di un tempo

I mulini

La ricchezza di acqua della valle del Fenestrelle ha permesso in passato, a cominciare dal Medioevo, con un'esplosione nel '500, il sorgere di una fiorente industria molitoria, che può essere definita un capolavoro di ingegneria idraulica.

La prima rete idrica di servizio di macchine idrauliche nella valle si può far risalire al Medievo.

La costruzione della Strada Regia delle Puglie, che collegava la Puglia e la Basilicata, attraverso Avellino, a napoli, in epoca angioina (XIII sec.) fece si che le granaglie trasportate per questa via dirette a Napoli fossere macinate da questi mulini, con grande vantaggio per l'economia del luogo.

Lo sviluppo di una vera imprenditoria molitoria si deve alla nolbidonna spagnola Maria de Cardona, che ne detenne il monopolio. Questo passò, con il principato di Avellino, nel 1581, alla famiglia Caracciolo, che lo tenne fino al 1806.

il Torrione, fulcro di regolazione del flusso d'acqua da inviare ai mulini, si trovava dove è il villaggio Rivarano. Da Monteforte arrivavano anche le acque della Fontana della Marchesa e dell'Acqua dello Scrivano, che alimentavano due mulini: Molinelle di proprietà del clero montefortese e Rendine di proprietà della famiglia Montuori.

Nell'ottocento si ebbe un aumento del numero dei mulini, venendosi ad aggiungere lo Scrofeta, anch'esso in località Molinelle e forse già esistente in età medievale (1175) che continuò a funzionare fino alla metà del Novecento.

Altri due mulini si trovano verso il centro del paese: il Mulino vecchio, presso via Annarumma, di cui rimangono i ruderi; il Mulino nuovo nel vicolo dell'Annunziata.

 

La Vetreria

Già nel 1567 a Monteforte esisteva una Briteria (vetreria), nella località oggi  appunto denominata Vetreria, con eastri vetrai di talento, gestita dalla famiglia canonico, di cui Giovanbattista era maestro vetraio. La lavorazione era allora ai primordi e le tecniche rudimentali e la produzione di lastre e oggettistica varie erano dirette all'uso della nobiltà, del clero e della ricca borghesia. In Italia le vetrerie erano veramente poche. Maestri vetrai di Monteforte gestirono la vetreria di Pratola Serra e se ne trovano testimonianze fino al 1755.

  

Le neviere

Un tempo, quando gli inverni erano rigidi e cadeva tanta neve, si era soliti raccoglierla in grosse buche rotonde e ammassarla, perchè divenisse ghiaccio, che poi veniva tagliato in blocchi e trasportato per lo più a Napoli.

La neve non veniva venduta al dettaglio, ma veniva acquistata dalla società delle neviere e ghiacciere di napoli, rappresentata dal signor bellusci ed ivi pestata, come cita un documento del 1896, redatto da Gaetano Canonico.

Una particolarità del paesaggio, come descrivevano i viaggiatori del '700, erano queste costruzioni di forma semicircolare, fabbricate in pietra e coperte di tegole, costruite così per potervi depositare e conservare la neve, da vendersi nella Campania felix.  

          

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