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Salvatore Aurigemma

Salvatore Aurigemma (nato a Monteforte Irpino, prov. di Avellino, il 10 febbraio 1885, morto a Roma l’1 aprile 1964), laureatosi all’Ateneo romano con Ettore De Ruggiero, fu un romanista dedito sovente alle ricerche epigrafiche. Nel 1935 ebbe la libera docenza in Antichità classiche all’Università di Bologna.

Collaboratore e genero dello Spinazzola, di cui divenne depositario degli scritti, ne curò la monumentale opera in tre volumi Pompei alla luce degli scavi nuovi di Via dell’Abbondanza. Importanti sono i contributi dell’esplorazione archeologica della necropoli etrusca di Spina in Valle Trebba e nelle paludi di Comacchio e la creazione del Museo di Spina nel Palazzo di Lodovico il Moro in Ferrara. Allievo e collaboratore dell’Halbherr alla Scuola Archeologica di Atene e Roma, sono fondamentali i suoi studi in Libia di cui fu un precursore degli scavi essendovisi recato allo scoppio della guerra italo-turca, mentre a Roma e nel Lazio si devono numerosi contributi di cui tra quelli di maggiore rilievo sono le esplorazioni di Villa Adriana a Tivoli ed il restauro del Tempio della Fortuna Primigenia di Palestrina.

Le tappe della sua carriera lo vedono dapprima Ispettore del Museo Nazionale di Napoli, mentre dal 1924 aveva la qualifica di Soprintendente alle Antichità dell’Emilia e della Romagna. Nel 1939 diveniva Soprintendente all’Etruria Meridionale (Roma II) con sede a Villa Giulia, e nel 1942 accedeva alla Soprintendenza alle antichità del Lazio al Museo Nazionale Romano, dove si occupò della salvaguardia dei monumenti durante l’emergenza bellica. Riaprì il Museo Nazionale Romano dopo il conflitto ampliando il numero delle sale, fece sistemazioni urbane come per la preservazione di uno dei più importanti tratti delle Mura Serviane a rischio di abbattimento e la difesa dal deterioramento della Basilica neopitagorica di Porta Maggiore dovuto al passaggio dei treni, curandone il consolidamento.

Tra i vari uffici ricoprì in Tripolitania il ruolo di Soprintendente alle cose d’antichità e d’arte della colonia. Uno dei principali studi in Africa, postumo, è L’Arco di Marco Aurelio e Lucio Vero in Tripoli (Tripoli 1970).

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