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Le origini

Monteforte ha origini davvero lontane. Nel suo contado sorse un pago (villaggio) romano solcato da arteria stradale innominata; verso il 280 a.C., fu incisa su lastra marmorea la seguente epigrafe: POPPEA CAII FILIA PROCCA VIXIT ANNOS VIII MENSES IV (Poppea Procca figlia di Caio visse otto anni e quattro mesi), che sembra riguardare un infante del sito; nel 217 a.C., il condottiero Annibale Barca di Cartagine saccheggiò gli Irpini e con i suoi militi armati si sospinse fino a Monteforte allo stesso scopo prima di affrontare i Sanniti. In un 'antico manoscritto, infatti, leggiamo: “...strata nemoris Montis Fortis prope cimiterium usque ad Atripaldi per viam qua itur Guardia Lombardorum per frontem S. Luciae usque ad pontem Nusho usque Guardiam et a Guardia per viam S. Leonardi usque Ufidium...” ossia “...la strada per i boschi di Monteforte, presso il cimitero, in direzione di Atripalda, verso Guardia dei Lombardi, di fronte S. Lucia e passando per Nusco, per la via che da S. Leonardi va verso l 'Ufita...”Nel febbraio del 1102, Riccardo di Raone, di stirpe normanna, feudatario di Monteforte, vendette un modesto orto con casetta presso il castello di Summonte a Giovanni e Toderico, figli del prete Giaquinto, per due tarì aurei pagabili nella festa della natività della Madonna (8 settembre); la rocca fu fortificata da diverse torri dislocate in vari siti e dalla cinta muraria di notevole estensione con le quattro porte di accesso, proteggendo sia le case degli abitanti (burgenses) sia il castello. Quest 'ultimo visse del più fulgido splendore nel periodo svevo ed angioino,quando fu affrescato il piano nobile ed il re Carlo I d 'Angiò, che vi soggiornò spesso, fece erigere la cappella comitale di San Nicola di Bari, dopo la battaglia di Benevento del 26 febbraio 1266; lo stesso ordinò la costruzione della strada Regia che attraversava il paese e proclamò San Martino, vescovo di Tours, il cui culto era stato già introdotto nel V sec. da San Paolino da Nola, patrono del paese. Nel periodo angioino, passò ai principi di Montfort e vi dimorò quel Guido di Montfort che il 25 maggio 1270 nella Chiesa di San Silvestro di Viterbo assassinò Enrico di Cornovaglia, figlio di re Riccardo I d 'Inghilterra. Il Feudo in seguito appartenne agli Orsini, ultimi conti di Nola, che lo persero per essersi ribellati a Carlo V. Agli inzi del Trecento, ma costruite in periodi diversi, risultano esistenti le chiese di:parrocchia di San Martino, parrocchia di San Salvatore , eretta sul poggio della Tora, l 'abbazia di San Tommaso apostolo, di diritto padronale del Conte al Borgo, San Nicola di Bari in Piazza, Santa Maria de Buciano, parrocchia arcipretale a tre navate scandite da colonne marmoree, San Giovanni Battista, sul colle del Piano; dopo pochi decenni, quelle di: San Michele Arcangelo, la chiesa della Santissima Annunziata, famosa per la predicazione di san Bernardino da Siena durante il XV sec.; durante il '500 furono erette la chiesa di Santa Margherita da Cortona, di cui residuano i lembi delle mura perimetrali, in parte incorporate nella chiesa di Santa Maria del Monte Carmelo, e la cappella di Sant 'Antonio di Padova alla Traversa;successivamente, sorsero quella del S.S.Rosario, di Santa Caterina martire, a Porta lupara, e quella delle Anime Sante del Purgatorio, al Borgo, con le numerose cappelle di diritto privato, accessibili ai fedeli da Alvanella fino ai Gaudi. Presso la maggior parte delle dette chiese, ricostruite in seguito ai danneggiamenti subiti dai sismi, furono istituite durante i secoli numerose Confraternite, di cui esistono le Arciconfraternite di Santa Maria del Carmine e del S.S.mo Rosario. Nei primi decenni del '600, i marchesi don Giovanni Battista II Loffedo e la moglie donna Diana Caracciolo di Marino, con i governanti dell ' università di Monteforte, fecero costruire il convento di Santa Maria della Sanità, affidato ai riformati della Congregazione omonima e dopo alcuni secoli acquisito dal Comune di Monteforte e divenuto caserma della Gendarmeria a cavallo; del Seicento residuano diversi palazzi privati con gli artistici portali di roccia calcarea o piperno. Durante il '700, il Comune commissionò la fontana in piazza sovrastata dal suo stemma, per la cui costruzione furono utilizzati elementi della fonte preesistente; nel 1757, Carlo III di Borbone, poco tempo prima di lasciare il Regno delle Due Sicilie per reggere la Spagna, fece costruire la monumentale fontana dei Gaudi: essa consta della vasca antistante in roccia calcarea per abbeverare gli equidi con le due cannule d 'acqua e dei due mascheroni laterali su cui si ergono i pilastrini in piperno sovrastati dalle sagome a balaustro; sul frontale c 'è una lastra di marmo con dedica sormontata dallo stemma bombato con i gigli di Firenze e nell 'ansa destra , a bassorilievo, è effigiato San Giorgio a cavallo che trafigge il drago; sotto di esso è riportata la Croce dell ' Ordine di San Gennaro, da lui istituito, raffigurante il santo martire, con i paramenti liturgici e benedicente, che regge le due ampolle ematiche.Monteforte ha origini davvero lontane. Nel suo contado sorse un pago (villaggio) romano solcato da arteria stradale innominata; verso il 280 a.C., fu incisa su lastra marmorea la seguente epigrafe: POPPEA CAII FILIA PROCCA VIXIT ANNOS VIII MENSES IV (Poppea Procca figlia di Caio visse otto anni e quattro mesi), che sembra riguardare un infante del sito; nel 217 a.C., il condottiero Annibale Barca di Cartagine saccheggiò gli Irpini e con i suoi militi armati si sospinse fino a Monteforte allo stesso scopo prima di affrontare i Sanniti. In un 'antico manoscritto, infatti, leggiamo: “...strata nemoris Montis Fortis prope cimiterium usque ad Atripaldi per viam qua itur Guardia Lombardorum per frontem S. Luciae usque ad pontem Nusho usque Guardiam et a Guardia per viam S. Leonardi usque Ufidium...” ossia “...la strada per i boschi di Monteforte, presso il cimitero, in direzione di Atripalda, verso Guardia dei Lombardi, di fronte S. Lucia e passando per Nusco, per la via che da S. Leonardi va verso l 'Ufita...”Nel febbraio del 1102, Riccardo di Raone, di stirpe normanna, feudatario di Monteforte, vendette un modesto orto con casetta presso il castello di Summonte a Giovanni e Toderico, figli del prete Giaquinto, per due tarì aurei pagabili nella festa della natività della Madonna (8 settembre); la rocca fu fortificata da diverse torri dislocate in vari siti e dalla cinta muraria di notevole estensione con le quattro porte di accesso, proteggendo sia le case degli abitanti (burgenses) sia il castello. Quest 'ultimo visse del più fulgido splendore nel periodo svevo ed angioino,quando fu affrescato il piano nobile ed il re Carlo I d 'Angiò, che vi soggiornò spesso, fece erigere la cappella comitale di San Nicola di Bari, dopo la battaglia di Benevento del 26 febbraio 1266; lo stesso ordinò la costruzione della strada Regia che attraversava il paese e proclamò San Martino, vescovo di Tours, il cui culto era stato già introdotto nel V sec. da San Paolino da Nola, patrono del paese. Nel periodo angioino, passò ai principi di Montfort e vi dimorò quel Guido di Montfort che il 25 maggio 1270 nella Chiesa di San Silvestro di Viterbo assassinò Enrico di Cornovaglia, figlio di re Riccardo I d 'Inghilterra. Il Feudo in seguito appartenne agli Orsini, ultimi conti di Nola, che lo persero per essersi ribellati a Carlo V. Agli inzi del Trecento, ma costruite in periodi diversi, risultano esistenti le chiese di:parrocchia di San Martino, parrocchia di San Salvatore , eretta sul poggio della Tora, l 'abbazia di San Tommaso apostolo, di diritto padronale del Conte al Borgo, San Nicola di Bari in Piazza, Santa Maria de Buciano, parrocchia arcipretale a tre navate scandite da colonne marmoree, San Giovanni Battista, sul colle del Piano; dopo pochi decenni, quelle di: San Michele Arcangelo, la chiesa della Santissima Annunziata, famosa per la predicazione di san Bernardino da Siena durante il XV sec.; durante il '500 furono erette la chiesa di Santa Margherita da Cortona, di cui residuano i lembi delle mura perimetrali, in parte incorporate nella chiesa di Santa Maria del Monte Carmelo, e la cappella di Sant 'Antonio di Padova alla Traversa;successivamente, sorsero quella del S.S.Rosario, di Santa Caterina martire, a Porta lupara, e quella delle Anime Sante del Purgatorio, al Borgo, con le numerose cappelle di diritto privato, accessibili ai fedeli da Alvanella fino ai Gaudi. Presso la maggior parte delle dette chiese, ricostruite in seguito ai danneggiamenti subiti dai sismi, furono istituite durante i secoli numerose Confraternite, di cui esistono le Arciconfraternite di Santa Maria del Carmine e del S.S.mo Rosario. Nei primi decenni del '600, i marchesi don Giovanni Battista II Loffedo e la moglie donna Diana Caracciolo di Marino, con i governanti dell ' università di Monteforte, fecero costruire il convento di Santa Maria della Sanità, affidato ai riformati della Congregazione omonima e dopo alcuni secoli acquisito dal Comune di Monteforte e divenuto caserma della Gendarmeria a cavallo; del Seicento residuano diversi palazzi privati con gli artistici portali di roccia calcarea o piperno. Durante il '700, il Comune commissionò la fontana in piazza sovrastata dal suo stemma, per la cui costruzione furono utilizzati elementi della fonte preesistente; nel 1757, Carlo III di Borbone, poco tempo prima di lasciare il Regno delle Due Sicilie per reggere la Spagna, fece costruire la monumentale fontana dei Gaudi: essa consta della vasca antistante in roccia calcarea per abbeverare gli equidi con le due cannule d 'acqua e dei due mascheroni laterali su cui si ergono i pilastrini in piperno sovrastati dalle sagome a balaustro; sul frontale c 'è una lastra di marmo con dedica sormontata dallo stemma bombato con i gigli di Firenze e nell 'ansa destra , a bassorilievo, è effigiato San Giorgio a cavallo che trafigge il drago; sotto di esso è riportata la Croce dell ' Ordine di San Gennaro, da lui istituito, raffigurante il santo martire, con i paramenti liturgici e benedicente, che regge le due ampolle ematiche.

Gli abitanti di Monteforte si distinsero nel 1799, ai tempi della Repubblica Partenopea, quando vi furono stanziati circa 4000 francesi dotati di artiglieria al comando del generale Jean Baptiste Olivier e sbaragliarono la guarnigione del generale repubblicano Agamennone Spanò; si distinsero anche il 2 luglio 1820, quando vi stazionò, ai Gaudi, lo squadrone sacro, dotato di 142 militi e 19 sottoufficiali diretti dagli ufficiali Giuseppe Silvati e da Michele Morelli, con numerosi carbonari dei circondari di Nola, Palma, Marigliano, Lauro e Baiano, guidati dal prete don Luigi Menichini di Nola; il paese fu definito Campo di Onore perchè i suoi residenti si addussero ad Avellino donde partirono per Napoli a migliaia capeggiati dal generale Guglielmo Pepe e da altri ufficiali; detti moti furono sedati dalla reazione borbonica, ma preconizzarono il Risorgimento del Sud. Primeggiarono i Montefortesi tenente don Francesco Campanile e don Girolamo Sandulli, sindaci del Comune, don Vincenzo Gallo e don Florindo Canonico, primo e secondo eletto; i decurioni: don Martino Aurigemma, don Giuseppe Gesualdi, capitano dei legionari, don Nicola Maria Ferrara, chirurgo, il notaio don Donato Gesualdi, cancelliere comunale, e i suoi impiegati don Costantino Vitelli e don Carmine Pirone, don Marco Canonico, primicerio della chiesa di San Martino, morto in carcere il 5 maggio 1822, i preti don Pasquale della Bella e don Francesco Saverio Valentini, padre Pietro Gesualdi, agostiniano scalzo, il frate Andrea da Monteforte, francescano, don Gaetano Legniti, ufficiale dei militi del Tuoro e molti altri, quasi tutti confinati a Ventotene, Pantelleria, Favignana, o esuli in altri stati dopo la reazione dei Borboni. Nella seconda metà dell '800, voluti dal marchese munifico don Ludovico Venceslao Loffredo, ultimo discendente della famiglia, furono eretti il prestigioso Orfanotrofio Loffredo maschile, in stile Ghotic Revival, a quei tempi molto in voga in varie città d 'Italia e d 'Europa, e quello femminile, nella zona alta del paese; il primo, fondato in via Loffredo, è attuale sede del Comune. Da diversi decenni sono stati istituiti i Battenti, che si recano di corsa ai piedi della Madonna del Carmine con i figli al collo e omaggi floreali, reminiscenza di omonima Congrega, istituita agli inizi del '600 presso la chiesa di San Martino e, di recente, il Sancti Martini Pallium, un 'esibizione in costumi medievali, a cui partecipano annualmente le varie Contrade del paese precedute dagli sbandieratori e dai carri ornati di vitigni, i grappoli d 'uva e gli attrezzi vari d 'epoca.

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